Stromae sembra aver compreso il valore del tempo che passa. Molto rapidamente, riguardo Moltitudineil suo terzo album in carriera, che esce nove anni dopo Radice quadrata : dodici brani consegnati in 36 minuti, e nemmeno uno di troppo. La star belga torna sul palco con un album curato nei minimi dettagli, che ha prodotto superbamente e sul quale affronta con la sua penna brillante argomenti delicati come la depressione, la complessità delle relazioni sentimentali, il ruolo delle donne e quello di essere padre… così come le feci.
Anche il collega di Il guardiano aveva notato: si tratta spesso di cacca addosso Moltitudine — in tre delle dodici nuove canzoni, per la precisione. “Sì, parlo molto di cacca e di cacca in generale in questo album”, gli ha risposto Stromae durante un’intervista pubblicata venerdì scorso sul principale quotidiano britannico, ricordando all’intervistatore di diventare padre nell’autunno del 2018.
L’argomento – la paternità più che cambiare i pannolini – era inevitabile quanto i problemi di salute mentale che lo hanno afflitto nel 2015, il risultato di un pericoloso cocktail di superlavoro e farmaci per la malaria. Svelato lo scorso 9 gennaio durante il telegiornale del canale TF1 (non senza una certa polemica mista a stupore), il brano inferno affronta il suo disagio frontalmente, a un ritmo ondeggiante esaltato dai cori bulgari: “A volte ho avuto pensieri suicidi e non ne vado molto fiero / A volte pensiamo che sia l’unico modo per farli tacere / questi pensieri che fanno io vivo attraverso l’inferno.
Snobba alla malattia mentale
Inizia così Stromae Moltitudine con un affronto alla malattia mentale, a una canzone breve ma trionfante intitolata Imbattuto : “Sì, ho pagato il prezzo e faccio fatica a scriverlo e faccio fatica a dirlo / anche indebolito, in piedi, fino all’ultimo pianto / fottuta malattia”. Dietro il testo rappava in tono spavaldo, un’orchestra sinfonica guidata da una house ritmica che ricorda i grandi inni di Radice quadrata e di Formaggioil suo primo album, uscito nel 2010 (con l’indimenticabile hit Poi balliamo).
Ma dal primo ascolto di questo terzo album, misuriamo la differenza estetica con i suoi primi due. Meno ritmico, soprattutto meno elettronico, meno dance, più vicino alle emozioni del testo. Il genio di Stromae è stato quello di dirottare la musica popolare logora, il dance-pop in stile europeo, per darle un significato grazie alla grande tradizione del song-to-text. Oggi è nell’apertura alle altre culture musicali che esprime la moltitudine che dà il titolo all’album.
Più che nel testo, è nelle sue influenze musicali che Stromae trasmette un messaggio, la sua visione multiculturale del linguaggio universale della musica. Tutto si incastra perfettamente senza essere diluito, i distinti ingredienti musicali conservano il loro sapore nella visione pop dell’artista.
Sul secondo estratto Salute — un famoso testo che celebra i lavoratori essenziali, questi “insonni professionisti” — invita un collaboratore argentino a iniettare una piccola festa al suo ritmo. Su Solitudinediffonde su un ritmo afro-pop la melodia di un violino cinese (erhu). Su Questa è la felicità e Brutta giornataè l’anima della tradizione musicale boliviana, la chitarra charango, a rubare la scena, mentre elementi della tradizione musicale arabo-musulmana (il saz e questo oboe persiano chiamato zurna) adornano le orchestrazioni (per gentile concessione dell’Orchestra national del Belgio) di Non proprio e di Dichiarazione.
Quest’ultimo si distingue, perché il suo testo è particolarmente potente. Una professione di fede femminista, il secondo dopo l’album figli di gioia. Una canzone perfetta, la melodia del ritornello ispirata all’africana, le parole che risuonano: “Ma soprattutto la signora non dovrebbe indossare le mutandine / anche se il carico mentale, sappiamo chi lo indossa / E se essere femminista è diventato di moda / è sempre meglio essere un bastardo che una puttana”.
Di Moltitudine non sempre ha la forza e l’attualità delle sue migliori canzoni, Dichiarazione, inferno e Saluteanche che quando Stromae rivisita il tema dell’amore, abbiamo l’impressione che si sia scervellato un po’ troppo per scoprire una nuova prospettiva (su Non proprio e Solitudineche entrambi trattano di amori esauriti). L’album si chiude anche con due brani che, in definitiva, raccontano la stessa sfaccettatura di un pezzo, nonostante i loro titoli (Brutta giornata e buona giornataai cui testi collabora l’amico Orelsan) portano a credere.
Tuttavia, Stromae ha ancora questo straordinario talento nel raccontare verità crude con l’aiuto di immagini eleganti, e Moltitudine ne contiene ancora molti altri. Su Questa è la felicitàesprime così la realtà dei neogenitori, come se parlasse alla sua prole: “Ti ho dato la vita, tu hai salvato la mia / Se sapessi quanto ti amo / Non ho mai amato così tanto, ti conosco a malapena / Bisogno di un prima di tutto / e grazie per aver distrutto il corpo di mamma / Non si amava molto, ma è peggio di prima”.